PARLIAMO DI PILATES: INTERVISTA A UN ISTRUTTORE

PARLIAMO DI PILATES: INTERVISTA A UN ISTRUTTORE

Aprile 2010 - Articolo di Giovanna Miano

Il metodo Pilates sembra godere di un successo davvero inattaccabile dal passare degli anni e delle mode. A testimoniarlo il fatto che non esiste palestra che tra le attività offerte non abbia almeno un corso di Pilates.

Cosa ha determinato questa grande diffusione e la capacità di resistere ormai da quasi 20 anni su un mercato “volatile” come quello del fitness? Ne abbiamo parlato con Pier Francesco Panza, esperto di tecniche motorie naturali, insegnante di yoga, istruttore di Pilates e responsabile tecnico della Nyce Club di Roma.

Pier Francesco: Il metodo Pilates è stato codificato da Joseph Pilates tra la Germania, suo paese di origine, l’Inghilterra e gli Stati Uniti, nella prima metà del novecento ed arrivato in Italia nei primi anni ’90. Fin da subito ha ottenuto un grande riconoscimento nel mondo della danza e dello sport professionistico per le sue straordinarie potenzialità. Praticare Pilates, infatti, favorisce lo sviluppo della forza e della elasticità muscolare ed aiuta a mantenere l'equilibrio corpo-mente per assicurare un’esecuzione precisa dei movimenti. E’ solo negli ultimi 10 anni però che ha ottenuto una piena visibilità tra i non professionisti grazie al passaparola dei praticanti soddisfatti e grazie ai media che l’hanno portato alla ribalta, quando alcune Star hanno svelato il segreto del loro fisico perfetto. Madonna ad esempio fece parlare di sé quando durante un tour mondiale se ne volava in giro per il mondo accompagnata dal suo istruttore di Pilates e dai sui attrezzi e macchinari personali.

Che ne dici, avrà contribuito anche il suo nome così simpatico e semplice?
Si, perché no? In effetti Pilates è una parola dolce, morbida, facile da ricordare e capace di invogliarti. Non è come il Metodo Feldenkrais (ottimo per carità) ma che fai fatica soltanto a pronunciarlo, figurati il pensiero di poterlo praticare!

Partecipando ad una lezione base di Pilates colpisce quanto alcuni movimenti e soprattutto la consapevolezza con la quale si fanno, siano simili a quelli dello Yoga e di altre discipline orientali. Quanto c’è di vero in questa prima impressione?
Assolutamente vero, lo stesso Joseph Pilates è partito proprio dallo Yoga e dal Tai Chi nello studio dei movimenti che facessero muovere correttamente il corpo e tutte le articolazioni. A differenza delle discipline orientali però il Pilates non ha una impianto spirituale a cornice della pratica fisica. Penso anche che proprio questa differenza ha dato modo a tantissime persone di avvicinarvisi senza dover aderire ad un credo, ad una fede. Con il Pilates abbiamo finalmente la risposta occidentale al nostro bisogno di un’attività fisica in cui corpo e mente collaborano profondamente al controllo del movimento e della nostra energia vitale.

La consapevolezza è uno dei punti cardine della disciplina di Pilates, quali sono i suoi benefici?
Pier Francesco: Come specifico meglio nella scheda che ho preparato, la consapevolezza di sé stessi, della propria intenzionalità e della respirazione offre non solo maggior fluidità e controllo dei movimenti ma anche una risposta muscolare più completa. Numerosi studi provano infatti come è proprio questa dimensione di profonda attenzione a permettere la massima attivazione fisiologica grazie alla quale il muscolo può tonificarsi e rinforzarsi mantenendo una buona elasticità.

Il Pilates viene, a volte, proposto come il toccasana per il mal di schiena, ma può anche far male?
Il metodo Pilates ha davvero la capacità di prevenire e curare il mal di schiena in particolare, perché fa lavorare e irrobustisce la muscolatura profonda del tronco e delle gambe, e sono proprio queste le fasce muscolari deputate a sostenere la nostra postura spontanea. Chiaramente, e come per ogni altra disciplina, per fare un buon lavoro bisogna tener bene in considerazione le condizioni e le caratteristiche della struttura fisica di partenza di ogni individuo. Detto questo ecco spiegato perché le classi di Pilates dovrebbero essere composte da pochissime persone. Questo renderebbe possibile all’insegnante personalizzare davvero il lavoro da proporre a ciascun allievo, anche se mi rendo conto della difficoltà logistica ed economica che comporta. Comunque i danni sono veramente limitati, gli insegnanti infatti sono preparati, il più delle volte, a proporre solo il set di esercizi che sanno con certezza non essere dannosi.

I corsi di Pilates sono frequentati per la maggior parte da donne, come mai secondo te?
A mio parere i motivi fondamentali sono due. Il primo è che in palestra ci sono più donne, il secondo è che la pratica del Pilates, come di altre attività che comportano autopercezione e controllo intimo dei movimenti delParliamo di Pilates: intervista a un istruttore corpo, per gli uomini è particolarmente impegnativa. Così, a parte la sala pesi e lo spinning, in tutte le altre attività, che è possibile praticare normalmente in una palestra, la percentuale di donne è nettamente superiore.

Interessante questo grande divario, qual è la tua idea a riguardo?
Non vorrei generalizzare ma penso che questo rifletta alcune differenze “psicologiche” che ci sono tra il maschile e il femminile. Voi donne, in palestra come anche nella vita, desiderate fare discipline di gruppo, tendete ad aprirvi, a dialogare e confrontarvi. Siete disposte a concentrarvi su piccoli movimenti da coordinare assieme, accettando la frustrazione di non fare immediatamente il movimento corretto. Gli uomini invece tendono a chiudersi, a stare per conto loro, la palestra la considerano un momento privato. Così è più facile che un uomo si metta su una macchina e faccia i suoi esercizi senza dover pensare e chiedere niente a nessuno.
Altra cosa fondamentale è che per un uomo alcuni movimenti sono quasi impossibili, senza un lento allenamento, in quanto fisicamente ha meno flessibilità e mobilità articolare della donna. Considerate che già stendere le gambe completamente o ruotare il bacino per mettere la schiena piatta può essere molto difficile per un uomo. E benchè proprio la sua innata rigidità dovrebbe stimolarlo a praticare discipline che sciolgono e permettono a tutte le articolazioni di lavorare correttamente, un uomo di solito capitola fin dall’inizio pensando di essere “legato”. O cede presto alla frustrazione e alla difficoltà di trovarsi in una lezione in cui non riesce bene, e deve stare li a concentrarsi e a coordinare movimenti.

A vederla così sembrerebbe che gli uomini si preparino ad un invecchiamento fisico meno felice delle donne!
Purtroppo si, è nella nostra natura. Le donne sono spontaneamente più flessibili e risentono meno delle patologie tipiche dell’apparato locomotore, gli uomini invece sono più rigidi… se ci fate caso questa differenza si percepisce anche solo guardando camminare un uomo anziano e una donna anziana.

La disposizione degli uomini verso un certo tipo di attività, cambia con l’età?
Si, perché andando avanti con l’età inevitabilmente si sentono ridotti nei loro movimenti, si ridimensionano e accettano di prendersi cura adeguatamente del proprio corpo, ma di norma questo non accade prima dei 50 o 60 anni.

Grazie Pier Francesco della tua disponibilità e di averci fatto conoscere un po’ meglio il Pilates e le sue opportunità!
Grazie a voi, è sempre un piacere per me parlare di ciò che mi ha fatto star bene e che mi auguro faccia star bene il maggior numero di persone!

Fonte: http://www.vitadidonna.org/fitness-e-sport/consigli-fitness-pratica-sportiva/parliamo-di-pilates-intervista-a-un-istruttore-4206.html

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